venerdì 24 novembre 2006

Scuola elementare: sicurezza e viabilità

Doveva trattarsi di un piccolo intervento di riparazione e messa in sicurezza ed invece, dopo parecchi mesi, non si è fatto ancora praticamente niente. Ne avevamo già parlato nell’ultimo numero di settembre, rilevando con piacere che qualcosa iniziava a muoversi e auspicando una soluzione positiva, seppur non definitiva. Stiamo parlando del tetto dell’edificio delle scuole elementari, ormai da quasi un anno utilizzato solamente in parte. Tutte le aule del corridoio sud (quelle che si affacciano sulla via Armando Diaz) sono inutilizzabili per il rischio che il tetto cada sugli alunni, con conseguenti problemi logistici evidenti.I bambini più grandi accedono alle aule dal portone lato Messina (la vecchia sezione femminile), mentre i più piccoletti (prima e seconda elementare) entrano ed escono dal lato nord (via Vittime di Guerra), mediante una delle due scalinate (una esterna ed una interna) difficili da salire con il peso degli zaini e alquanto pericolose al momento di scendere.Come detto, doveva trattarsi di un piccolo intervento, da realizzare immediatamente magari con un finanziamento pubblico ma, ad oggi, non è chiaro se tale finanziamento sia stato concesso, non esiste nessuna tabella (ma questa non è una novità! V. articolo Il tempo dei funghi) che indichi se i lavori sono cominciati, con quali soldi, chi li realizzerà e quando i nostri bambini potranno tornare nelle aule, già frequentate dai loro genitori.A dire il vero, ogni tanto e per qualche giorno, si nota una scala di legno appoggiata alla facciata della scuola e uno o due operai sul tetto a fare qualcosa di cui non è lecito sapere. Con l’entrata separata dei bambini nella scuola sono purtroppo aumentati i problemi relativi al traffico automobilistico nelle vie adiacenti l’edificio scolastico.Dopo più di un anno dalla nostra prima segnalazione, i cartelli di divieto al transito in alcune vie adiacenti alle scuole elementari risultano essere ancora errati. Vietano infatti il transito nei giorni di scuola dalle ore 16,15 alle 16,45 mentre i bambini escono dal rientro pomeridiano alle ore 17,00 quindici minuti dopo la fine del divieto stesso. Attorno alle scuole elementari, nelle ore di entrata e uscita dei bambini, anche se non in vigore, esiste un senso unico virtuale che prevede il transito in via Diaz (lato Messina) da est verso ovest, per poi scendere da via Olimpo e percorrere via Vittime di guerra da ovest verso est, uscendo in via Duca degli Abruzzi. Non si capisce, quindi, perché si consenta il transito a doppio senso di circolazione nel primo tratto di via Vittime di guerra (lato Messina), visto che le automobili che imboccano tale via in senso est-ovest sono costrette a fermarsi ed aspettare l’entrata o l’uscita dei bambini da scuola.Sono infatti impossibilitate a percorrere via Olimpo da nord a sud (via Olimpo è effettivamente a senso unico) e non possono neanche proseguire per via Vittime di guerra, in quanto l’accesso, in tali ore, è vietato dai Vigili Urbani o dagli Ausiliari del Traffico che svolgono il proprio lavoro davanti l’uscita di via Vittime di guerra. Sarebbe opportuno vietare il doppio senso di circolazione in questo tratto di strada, o con un segnale o attraverso gli stessi Vigili Urbani, perché gli automobilisti che non possono proseguire ritengono corretto fare marcia indietro, con enorme pericolo per l’incolumità degli stessi bambini. Consiglio per i genitori degli alunni: se non abitate troppo lontano dalla scuola elementare e le giornate sono belle, andate a piedi ad accompagnare e/o a prendere i vostri figli, ché camminare fa bene alla salute e all’ambiente!

martedì 21 novembre 2006

Novembre 2006 – Situazione politica

Si susseguono (e a volte si rincorrono!) le voci sui possibili candidati a sindaco di Acquedolci alle prossime elezioni. Certa stampa ha dato per sicure le candidature dell’attuale sindaco dott. Salvatore Oriti, dell’avv. Ciro Gallo (candidato sindaco alle scorse elezioni) e del dott. Giuseppe Terranova (capo-gruppo di opposizione del Centro Democratico). Ad oggi, in realtà, poco o nulla di ufficiale.
Se per le candidature di Oriti e Gallo c’è qualcosa di più di semplici ipotesi (viste le dichiarazioni degli stessi in diverse occasioni, non ufficiali, s’intende), per quanto ne sappiamo, il dott. Terranova sta lavorando alla costruzione di un gruppo alternativo all’attuale Amministrazione dal quale dovrebbe scaturire, sulla base di una scelta condivisa, il nome del candidato-sindaco. Di certo sappiamo ciò che sta facendo il nostro Movimento. In primo luogo, proseguono gli incontri della fabbrica del programma, ai quali partecipano diversi amici e lettori del nostro notiziario. Gli incontri svolti hanno prodotto diverse interessanti proposte sull’azione politica e sulle politiche sociali. I prossimi incontri verteranno anche su tutela ambientale, servizi e urbanizzazione, promozione e sviluppo.
In parallelo, in piena autonomia e indipendenza, continuiamo ad incontrare vari soggetti politici impegnati nella costruzione di progetti e liste alternativi all’attuale amministrazione. A chi continua a chiederci da che parte stiamo, rispondiamo semplicemente che è ancora prematuro decidere visto che non ci sono certezze assolute sui candidati sindaci e non ci sono stati incontri di rilievo su elementi certi per compiere la scelta decisiva. Fondamentale è per noi confrontare programmi e criteri di scelta dei candidati che a tutt’oggi non ci sono stati prospettati. Nel contempo, avvertiamo tra la cittadinanza un senso di “spaesamento” e di incertezza. Tanti che hanno votato l’attuale amministrazione Oriti sono delusi, altri non si sentono rappresentati dalle forze di opposizione o non hanno ancora piena fiducia nelle proposte alternative alle quali, attualmente, il gruppo Gallo o il gruppo Terranova stanno lavorando. A tutti loro il Movimento Rinnovamento e Partecipazione si rivolge per chiedere di unirsi a noi nel costruire insieme il vero futuro di Acquedolci, magari iniziando a partecipare, per chi non lo avesse già fatto, ai nostri incontri della Fabbrica del programma.
A tal proposito ricordiamo che i prossimi incontri sono previsti per i giorni 25/11 e 09/12 alle ore 18.15 presso la saletta parrocchiale. Vi attendiamo numerosi! Comunichiamo, infine, che l’Assemblea del Movimento Rinnovamento e Partecipazione, a norma dello statuto che prevede il rinnovo annuale del Gruppo di Coordinamento, nella riunione mensile di ottobre scorso ha eletto i membri del nuovo G.d.C. che sono: Cristian Armao, Ciro Artale, Ciro Calabrese, Giovanni Fontana e Giuseppe Princiotta.

lunedì 25 settembre 2006

Progettazione e programmazione

La programmazione economica di ogni ente è alla base di un suo buon funzionamento. Avere a disposizione tecnici preparati e disponibili e amministratori attenti, puntuali e lungimiranti è, oggi più che mai, indispensabile per ogni Comune. In tempi come questi, di “vacche magre” ed incertezze, nei quali i trasferimenti ai Comuni vanno riducendosi e dilazionandosi mentre le scadenze si moltiplicano, infatti, il ruolo e l’operato dell’amministrazione diventa delicato e cruciale. Rispettare le scadenze della programmazione, avere le idee chiare, fornire una linea d’azione e tutte le indicazioni “politiche” ai tecnici, garantirebbe la gestione ordinaria, la normale amministrazione, oltre ad essere fondamento indispensabile per un funzionamento efficiente delle aree e degli uffici comunali.
La capacità di intercettare finanziamenti, di accedere a fondi e alle programmazioni territoriali in tal modo può fare la differenza. Questo deve essere fatto dagli amministratori: possono arrivare con la politica, limitandosi ad aspettare il turno o l’occasione giusta o chiedendo il favore a questo o quel referente politico che occupa la poltrona giusta o il ruolo strategico (e se ci sanno fare avranno soldi a pioggia) oppure possonopartire dalla politica, dalla conoscenza del territorio e della comunità, dalle scelte, da tutti gli strumenti di programmazione per realizzare progetti ad ampio respiro, completi, validi, sostenibili, inappuntabili, e al contempo flessibili e frazionabili per poter essere più facilmente realizzabili; progetti da far rientrare nella progettazione territoriale o presentare ai tavoli istituzionali seguendo i normali iter, senza dover chiedere favori o eccezioni, ma rivendicando attenzioni e diritti che troppo spesso hanno un costo politico di parte.
Tante idee, buone capacità di gestione, dirigenziali e progettuali, rispetto di scadenze e ruoli, permetterebbero quindi, per la nostra cittadina, di fare alcuni sogni.
Finora questi sogni sono finiti in un cassetto ma devono al più presto essere tirati fuori per far posto a tanti progetti, pronti per essere finanziati e realizzati.
Attenzione però: tanti soldi non sono garanzia per la risoluzione di problemi o realizzazione di tanti progetti; per fare una cosa brutta potrebbero servire centinaia di migliaia di euro, mentre per una brutta e inutile ne possono bastare 30-40 mila…

domenica 24 settembre 2006

Analisi politica

L’AFFONDAMENTO DEL “TITANIC” 

Le recenti evoluzioni della politica acquedolcese, a pochi mesi dalle prossime elezioni comunali, permettono di delineare un quadro di forte contrasto tra i principali attori della politica cittadina.
E’ ovvio che il clima pre-elettorale induce i nostri politici ad affilare già da ora le armi per una campagna che si profila serrata e difficile. Alcuni stanno già pensando bene di affrettarsi, in qualunque modo, a salire su qualche scialuppa di salvataggio, prima che il Titanic affondi. Ma sarà difficile trovare dei posti disponibili per loro che in questi anni hanno viaggiato in terza classe. Tuttavia, a fronte dei dissidi dell’ultima ora, cercare di capire verso quali prospettive politiche la nostra comunità si avvii è al momento assolutamente arduo. Specchio lampante di ciò è lo stesso Consiglio comunale, dove al vecchio contrasto maggioranza-opposizione, si presenta oggi uno scenario certamente più frammentato e mutevole, con conseguente aumento della litigiosità, fino a raggiungere livelli esplosivi.
La recente fuoriuscita dal gruppo consiliare di maggioranza dei consiglieri Occhiuto e Salanitro (che al momento sostengono l’Amministrazione in condizione di indipendenza rispetto al gruppo consiliare di origine), preceduta, alcuni mesi fa, da analoga scelta dei consiglieri Scaffidi e L’Abbate, dà l’idea di una maggioranza che da granitica, quale era all’inizio del mandato elettorale, si è andata sempre più sgretolando.
La ragione di tale crisi interna è evidentemente imputabile alla sempre maggiore distanza che l’Amministrazione Oriti ha frapposto tra sé e il Consiglio Comunale, i cui orientamenti sono stati spesso disattesi: così facendo, il progetto politico di questa Amministrazione ha perso quella sua spinta propulsiva e di credibilità già presso i suoi stessi consiglieri.
I dissidi non si percepiscono solo all’interno del Consiglio Comunale, ma anche dentro la stessa Giunta Comunale, con il malessere manifestato dall’Assessore al Bilancio (AN) Nunziatina Spina nei confronti dell’azione politica del Sindaco Oriti. Quella comunanza di intenti che dovrebbe ispirare una Giunta proprio nella realizzazione dell’ultimo bilancio di questo ciclo amministrativo non si è vista affatto, a significare, probabilmente, come un senso di insoddisfazione inizi a serpeggiare anche tra gli stessi collaboratori del sindaco.
A fronte di questa fluidità dentro la maggioranza, però, l’opposizione dovrebbe interrogarsi sulla modalità della costruzione di una alternativa forte a questa Amministrazione. In realtà i precendenti non sono illuminanti: la divisione dei consiglieri in due gruppi consiliari con indirizzi politici diversi ha impedito la realizzazione di una opposizione realmente forte e incisiva.
Solo il ricorso al buonsenso da parte di chi vuole realmente costruire un progetto alternativo potrà condurre l’opposizione ad una soluzione politica unitaria e alternativa ad Oriti. Qualsiasi trattativa esige un certo margine di comprensione e, certamente, il muro contro muro che alcuni soggetti politici hanno seguito negli ultimi mesi non sembra possa condurre, almeno in tempi brevi, alla delineazione di uno schieramento unitario che sia alternativo alla amministrazione Oriti.

Settembre 2006 – Situazione politica

L’Amministrazione Oriti è alla frutta! L’ultima riunione del Consiglio Comunale del 21 agosto (per la cronaca: era stato convocato per il 20, ma quel giorno non si era raggiunto il numero legale… ma a questo eravamo ormai abituati!) ci ha regalato uno spettacolo teatrale (mai luogo più adatto del teatro della scuola elementare) degno della migliore tradizione della recita a soggetto. Peccato che non si trattava di recita… era tutto vero! Nell’impotenza del Presidente del Consiglio, ciascun consigliere si sentiva libero di alzare la voce, salire sulla sedia, proferire insulti verso altri consiglieri (con tanto di parolacce, magari da mettere a verbale…).
Ad un certo punto, quando diversi consiglieri, nonché lo stesso Sindaco, hanno ritenuto opportuno, ciascuno a propria discrezione, invitare persone presenti tra il pubblico (assessori, impiegati comunali o semplici cittadini) per esprimere pareri su alcune problematiche, mancava solo che sotto al tavolo della Presidenza ci fossero state bottiglie di vino o birra perché gli spettatori potessero pensare si trattasse del famoso gioco molto in voga nei nostri bar e osterie.
In 4 anni di Amministrazione Oriti abbiamo, ormai, imparato che non bisogna mai mettere in cattiva luce il nostro Paese denunciando ciò che non va, soprattutto a mezzo stampa: ciò andrebbe a discapito dello sviluppo economico, turistico, bla… bla… ecc. Quello che non sapevamo, invece, è che a chi ci rappresenta istituzionalmente è permesso di usare il Consiglio Comunale per dar sfogo ai propri istinti repressi, senza rispetto delle persone e delle istituzioni. Ma tanto questo no, non fa male all’immagine di Acquedolci. Nel merito, comunque, alla fine il bilancio preventivo 2006 è stato approvato. Ebbene sì, formalmente si trattava di bilancio preventivo, anche se per l’enorme ritardo assomiglia più a un consuntivo.
Gli emendamenti presentati da alcuni (ex?) consiglieri di maggioranza Salanitro e Occhiuto sono stati approvati con i voti dell’opposizione e dell’“indipendente” L’Abbate. Quello presentato da vari consiglieri di opposizione insieme allo stesso L’Abbate, che prevedeva il rimpinguamento di alcuni capitoli di spesa sociale, (utilizzando l’anticipo delle indennità di carica di sindaco, assessori, presidente e vice-presidente del consiglio, e i gettoni i presenza dei consiglieri) è stato ritirato dai presentatori dopo che l’assessore Spina si è impegnato a destinare parte dei 155.000 euro previsti alla voce generale dei trasferimenti per le voci interessate. Sta di fatto che tra queste non c’è lo sport, per il quale è rimasto lo zero in bilancio. L’emendamento presentato dal consigliere Salanitro, volto a riportare il bilancio allo schema originario presentato dall’Assessore Spina, ha di fatto cancellato la “promessa” di 40.000 euro ai carristi fatta dall’Assessore Nicolosi, con la “garanzia” del consigliere Salerno. A proposito di garanzia: dopo l’approvazione dell’emendamento, lo steso vice-presidente del Consiglio Comunale ha dichiarato di destinare la sua indennità (circa 5.000 euro) per i carristi e si è impegnato a sottoscrivere una polizza fidejussoria a garanzia della parte rimanente. Il capo-gruppo del Centro Democratico, Terranova, preso atto di ciò, si è augurato che tale promessa non finisca come l’altra analoga dello stesso consigliere Salerno che riguardava l’istituto delle suore.
Di fatto, la Giunta Oriti non ha più una maggioranza. Oltre ai 2 consiglieri “fuoriusciti” L’Abbate e Scaffidi, dichiaratisi già da diverso tempo “indipendenti”, anche il consigliere Salanitro (AN) si è dichiarato indipendente, pur non passando all’opposizione per tener fede al mandato elettorale, mentre il consigliere Occhiuto si è dimesso da capo-gruppo di maggioranza, visto che l’Amministrazione ha dimostrato più volte di non tenere in debita considerazione gli orientamenti indicati dal consiglio comunale. L’impressione è di un “si salvi chi può” in vista della prossima scadenza elettorale. Ma anche all’interno della Giunta le cose non vanno meglio: l’Assessore Spina, pur dimostrando di non trovarsi del tutto a proprio agio, rimane aggrappata al timone del suo assessorato fiduciosa di riuscire a portare a termine qualche punto del programma da qui alle prossime elezioni. Ad ogni modo, il fallimento dell’Amministrazione Oriti è, ormai, sotto gli occhi di tutti. Quasi nulla di quanto previsto nel programma elettorale della lista “Rinnovamento e Progresso” è stato realizzato.
A poco vale “nascondersi nella grotta” ogni volta che si voglia dimostrare i successi di questa amministrazione. La rete metallica posta al di sopra della grotta S. Teodoro, forse, la metterà al riparo dai massi, ma non sarà sufficiente ad arginare la caduta libera nella quale è ormai incorso il gruppo che fa capo al Sindaco Oriti. Né, tanto meno, il masso che ne ha impedito in questi anni l’accesso ai “milioni” di turisti di tutto il mondo ansiosi di osservarne le bellezze può essere tanto grande da coprire le inefficienze dell’operato del Sindaco e della sua Giunta. Ora si dirà che finalmente la grotta sarà fruibile e a giorni anche il museo sarà aperto (a proposito, sig. assessore alla cultura Naro: si chiama antiquarium e non “acquarium”).
Nel frattempo abbiamo pagato per un anno l’affitto di una struttura chiusa. Per fortuna i lavori per costruire il futuro di Acquedolci sono già in corso!
A Maggio prossimo si voterà, e il Movimento Rinnovamento e Partecipazione unito e compatto sarà protagonista con uomini e donne (soprattutto giovani), voglia di cambiamento, idee e metodi partecipativi nuovi (o dimenticati!?) per la realtà acquedolcese.

giovedì 15 giugno 2006

Osservazioni al progetto di nuovo P.R.G. – viabilità

All’Ill.mo Signor Sindaco
Comune di Acquedolci (ME)
dott. Salvatore Oriti

Oggetto: Revisione del Piano Regolatore Generale.
Osservazioni al progetto depositato – Viabilità urbana ed extraurbana.
Il Movimento Rinnovamento e Partecipazione con la presente osservazione desidera formulare alcuni rilievi in merito agli interventi del Pianificatore riguardo la viabilità urbana ed extraurbana.
Il Pianificatore prevede e prescrive (cfr. pag. 19 Relazione Generale) che:
Tutte le espansioni verranno elaborate con l’individuazione del disegno della viabilità, delle zone verdi e dei parcheggi; la viabilità sarà prescritta mentre la previsione del verde e dei parcheggi sarà indicativa”.
Per le nostre osservazioni in merito alla viabilità distingueremo gli interventi previsti e proposti a sud della SS 113 da quelli a nord della stessa.
Osserviamo, innanzitutto, che l’estesissima zona C3 prevista ad est del centro urbano risulterà servita da due sole strade di comunicazione e collegamento:
-       la strada comunale Marina – Oliveto, che collega la S.S. 113 alla S.S. 289, che si prevede di adeguare allargando la sede viaria
-       un nuovo asse viario di collegamento tra la Via Circonvallazione e la strada comunale Castellaro e da essa all’inizio della strada comunale Marina – Oliveto.
A queste vanno aggiunte la stessa strada comunale Castellaro e un’altra strada, che non viene menzionata, che ha inizio dal nuovo asse viario, nel primo tratto perimetra la stessa zona C3 e muore, senza uscita, ai piedi dell’autostrada a valle della stazione di servizio della stessa.
Ad ovest la zona di espansione Barranca è prevista lungo il tracciato della strada ex ESA che la collega di fatto con il centro abitato e che verrà adeguata nel tracciato rimodulando i due collegamenti esistenti con la viabilità principale: “innesto lato Ovest con la bretella ex SS 113 e innesto lato Nord con la Provinciale collegata alla SS 113 in prossimità del Cimitero”.
L’adeguamento della via Barranca (via Murialdo) e della parallela ad est della stessa sono gli altri due interventi previsti dal Piano.
Per questa prima parte osserviamo che:
- la Circonvallazione (strada della Provincia Regionale di Messina SP 163b) è ormai diventata una strada urbana e non costituisce di fatto un’alternativa all’attraversamento del centro urbano;
- la viabilità prevista per tutta la zona C3 ad ovest dello stesso non sarebbe per nulla connessa;
proponiamo contestualmente di considerare la possibilità di collegare il nuovo asse viario in progetto (parallelo alla SS113) con la strada provinciale 164 di Nicetta, in corrispondenza della curva all’interno della quale sorge il capannone comunale; la stessa strada provinciale 164 dovrebbe essere adeguata a nuova circonvallazione per il tratto che va dal capannone comunale all’incrocio Cruzzuluddu dal quale dovrebbe partire una nuova strada che costeggi il nastro autostradale e si innesti con la strada ex ESA di Barranca in corrispondenza della strada provinciale 164a di Piano Cottone, in tal modo sarebbe realizzato un percorso alternativo a quello urbano che consenta di chiudere lo stesso in caso di emergenza o necessità.
Le strade Castellaro e Marina – Oliveto andrebbero collegate con una strada a ridosso del nastro autostradale, e ad esso parallela, che tra l’altro consentirebbe alla strada prevista tra le due di connettersi in rete con il resto della viabilità con vantaggi notevoli ed evidenti.
Gli interventi sulla viabilità a sud della SS 113 sono invece particolarmente numerosi e riguardano quasi tutti la fascia costiera.
Per quanto riguarda gli accessi alla costa è previsto l’allargamento e l’adeguamento dei sottopassi ferroviari esistenti, antistanti il centro abitato (Marina e Torrente Corvo), un nuovo sottopasso che colleghi la nuova provinciale alla SS 113 e alla Marina – Oliveto, e due strade lungo il letto dei torrenti Inganno e Furiano.
Suggeriamo di prevedere (consultando e coinvolgendo l’ANAS) in corrispondenza del nuovo incrocio, che si verrebbe a creare tra la SS 113 e la strada mare – Marina – Oliveto, la realizzazione di una rotonda che consentirebbe una facile regolamentazione dello stesso, interrompendo il lungo rettilineo e limitando al contempo la velocità dei veicoli, diventando anche un segno forte dell’inizio del centro abitato da est.
Non sarebbe impossibile a nostro avviso poi, potere realizzare un altro sottopasso in corrispondenza della stazione ferroviaria, ad ovest della stessa, dove si prevede il collegamento di via Miramare con il piazzale, o ad est nel piazzale stesso.
Riguardo il prolungamento della intercomunale S. Agata Acquedolci riteniamo inutile quanto impossibile avere due tracciati paralleli in corrispondenza del centro abitato dal sottopasso di ponte Marina (castello Cupane) fino al ricongiungimento di via Corvo (Barranca mare).
In considerazione di ciò, il Movimento Rinnovamento e Partecipazione auspica che il Pianificatore voglia riconsiderare le scelte operate tenendo conto delle osservazioni sopra esposte.
Cordialmente.
Acquedolci, lì 15.06.2006

sabato 10 giugno 2006

Referendum costituzionale

Le conseguenze dell’esito del referendum costituzionale confermativo del 25 e 26 giugno in caso di vittoria del “si” o del “no”
PARLAMENTO

Se vince il sì

Nasce un bicameralismo asimmetrico. La Camera ha un carattere più spiccatamente politico. Il numero dei deputati cala a 518 (18 eletti all’estero). Si aggiungono al totale i «deputati a vita» (gli ex presidenti della Repubblica più 3 di nomina del capo dello Stato). Votano i maggiorenni, e per essere eletti bastano 21 anni alla Camera e 25 al Senato. I 252 senatori sono eletti in ogni Regione «contestualmente all’elezione dei Consigli regionali». Partecipano anche (senza diritto di voto) rappresentanti dei Consigli regionali e delle autonomie locali. Per la validità del voto dovranno essere presenti senatori di almeno un terzo delle Regioni. Il regolamento del Senato Federale garantirà i diritti delle minoranze. Alle opposizioni spetta la presidenza delle Commissioni di garanzia, di controllo e d’inchiesta della Camera. I presidenti di Camera e Senato sono eletti con maggioranza dei due terzi (assoluta dal terzo scrutinio).
Se vince il noVige il bicameralismo perfetto: tutte le proposte per diventare legge devono essere approvate nello stesso testo sia dalla Camera che dal Senato.
I deputati sono 630, e i senatori 315 più i senatori a vita (gli ex presidenti della Repubblica più cinque di nomina presidenziale). Non c’è solo una differenza nell’elettorato passivo (i senatori devono avere almeno 40 anni, i deputati 25), ma anche nell’elettorato attivo: per la Camera votano, infatti, i cittadini che abbiamo compiuto i 18 anni, mentre per il Senato possono farlo soltanto i cittadini che abbiano superato il 25° anno di età. Non è prevista nessuna norma che tuteli i diritti delle opposizioni. In merito alle elezioni dei presidenti il testo vigente della Costituzione specifica soltanto che «ciascuna Camera elegge fra i suoi componenti il presidente e l’ufficio di presidenza». È il regolamento delle due Camere a specificare le modalità di elezione, in ossequio al principio di autonomia degli Organi costituzionali per il quale spetta alle Camere stabilire le norme che riguardano l’organizzazione e l’elezione delle cariche interne (c.d. “autodichia”).
ITER LEGISLATIVO
Se vince il sìCamera e Senato Federale si dividono il lavoro. Spettano alla Camera le leggi su materie di esclusiva competenza dello Stato in base all’articolo 117 riformato. Al Senato, invece, le materie di legislazione concorrente.
Dopo l’approvazione della Camera, il Senato può proporre, entro 30 giorni, modifiche sulle quali la Camera decide in via definitiva. Anche la Camera può, entro 30 giorni, proporre modifiche alle leggi approvate dal Senato.
Su alcune materie, nel caso in cui non ci sia un identico testo dei due rami del Parlamento, può essere convocata dai presidenti di Camera e Senato una commissione paritetica per elaborare un testo condiviso. Il capo dello Stato, può autorizzare il primo ministro a esporre al Senato i motivi che lo spingono a proporre modifiche (essenziali per il programma) a una legge di competenza del Senato. Se le modifiche non sono accolte, la parola finale passa alla Camera.
Se vince il noVale il bicameralismo perfetto: cioè i due rami del Parlamento hanno uguali funzioni e prerogative. Ciò comporta che un articolato non possa trasformarsi in legge fintantoché non sia stato approvato nella stessa versione tanto dalla Camera che dal Senato. Ciò può comportare in teoria, ma in qualche caso anche in pratica, che un proposta di legge possa non arrivare mai in porto per un continuo rinvio (la famosa “navetta”) tra i due rami del Parlamento. Implica, inoltre, un rallentamento dei lavori in quanto le due Camere devo interessarsi di tutte le materie. Per converso, questo sistema consente una maggiore riflessione al legislatore ed è più difficile che una legge possa essere approvata sulla spinta di un’onda emotiva.
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Se vince il sì
Il Presidente della Repubblica “rappresenta la Nazione ed è garante della Costituzione e dell’unità federale della Repubblica”. L’età per essere eletti scende a 40 anni. La scelta spetta all’Assemblea della Repubblica: deputati, senatori, rappresentanti delle Regioni (presidenti delle Giunte, comprese quelle delle Province di Trento e Bolzano e delegati eletti dai Consigli regionali) con 2/3 dei componenti nei primi 3 scrutini, 1 3/5 al quarto e, quindi, la maggioranza assoluta. Nomina i presidenti delle Autorità e il vicepresidente del CSM. I suoi atti – anche quelli di grazia – devono essere controfirmati dai ministri.
Se vince il no
Il Presidente della Repubblica “rappresenta l’unità nazionale”. È eletto dal Parlamento in seduta comune. Partecipano all’assemblea anche tre delegati per ogni regione (tranne la Valle d’Aosta che ne ha 1). Per l’elezione è prevista la maggioranza dei 2/3 dell’Assemblea, ma dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. Può essere eletto se ha almeno 50 anni. Può sciogliere le Camere “sentiti i loro presidenti”. Può nominare un nuovo presidente del Consiglio che goda della fiducia della maggioranza del Parlamento, anche se è costituita da parlamentari che non facevano parte della coalizione di maggioranza che appoggiava il governo costituito dopo le elezioni.
PREMIER
Se vince il sì
Nasce il Primo ministro, che non dovrà più ottenere la fiducia delle Camere, ma dovrà illustrare il suo programma sul quale voterà la sola Camera.
Se lo richiede, su sua «esclusiva responsabilità», il capo dello Stato deve sciogliere la Camera. Inoltre potrà porre la questione di fiducia e chiedere che la Camera si esprima «con priorità su ogni altra proposta, con voto conforme alle proposte del governo». In caso di bocciatura deve dimettersi. Viene eletto in collegamento con una o più liste di candidati.
Se vince il no
Resta il presidente del Consiglio dei ministri, che è nominato dal capo dello Stato, che designa anche i ministri, seppure su proposta del premier. Dirige, ed è responsabile della politica generale del governo, ma l’esecutivo è un organo collegiale. Il premier mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo e coordina l’attività dei ministri. Questi sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio, e individualmente degli atti dei loro dicasteri. Il governo entro dieci giorni dalla formazione si presenta alle Camere e deve averne la fiducia.
RAPPORTO MAGGIORANZA PARLAMENTARE – GOVERNO
Se vince il sìLa Camera può obbligare il Primo ministro alle dimissioni, approvando una mozione di sfiducia firmata almeno da un quinto dei componenti. In caso di approvazione, il premier si dimette e il capo dello Stato decreta lo scioglimento della Camera. Il Primo ministro si dimette anche se la mozione di sfiducia viene respinta col voto determinante di deputati non appartenenti alla maggioranza. Garante è il presidente della Repubblica, che richiede le dimissioni del Primo ministro anche nel caso in cui per il voto favorevole a una questione di fiducia posta dal Primo ministro sia stata determinante una maggioranza diversa da quella uscita dalle urne. Viene istituita, però, la “sfiducia costruttiva”: i deputati appartenenti alla maggioranza uscita dalle urne, infatti, possono presentare una mozione di sfiducia con la designazione di un nuovo Primo ministro. In tal caso il premier in carica si dimette e il capo dello Stato nomina il Primo ministro designato nella mozione.
Se vince il noNon ci sono regole in proposito, nonostante nella cultura politica della cosiddetta “seconda repubblica” siano deprecati i ribaltoni, cioè i cambiamenti della maggioranza di governo uscita dal voto, e senza ritornare alle urne. L’attuale testo della Costituzione delinea, infatti, un sistema a forte centralità del Parlamento. Lo stesso premier sfiduciato dalle Camere, o qualsiasi altro presidente del Consiglio che abbia ricevuto l’incarico dal capo dello Stato, può presentarsi alle Camere anche con una maggioranza diversa da quella che ha vinto le elezioni.
AUTONOMIA DELLA MAGISTRATURA
Se vince il sì
I componenti del Consiglio superiore della Magistratura, oltre a quelli eletti per due terzi da tutti i magistrati ordinari, saranno eletti per un sesto dalla Camera e per un sesto dal Senato federale tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati dopo 15 anni di esercizio.
Se vince il no
La Costituzione attuale prevede che siano eletti per un terzo dal Parlamento in seduta comune. Il Presidente della Repubblica nomina il vicepresidente del Csm nell’ambito dei componenti eletti dalle Camere.
DEVOLUZIONE
Se vince il sìTornano tra le competenze esclusive dello Stato la promozione internazionale dell’economia nazionale, la politica monetaria, il credito, le organizzazioni comuni di mercato, le norme generali sulla tutela della salute, la sicurezza alimentare e del lavoro, l’ordinamento della Capitale, le grandi reti di trasporto e relativa sicurezza, l’ordinamento della comunicazione, delle professioni, dello sport e dell’energia. Tra le materie a legislazione concorrente (norme generali stabilite dallo Stato e norme di attuazione affidate alle leggi regionali) si sono incluse, relativamente solo all’ambito regionale: l’ordinamento sportivo, la comunicazione, l’emittenza, la promozione dello sviluppo delle comunicazioni elettroniche e gli istituti di credito. Tra le competenze esclusive delle regioni, infine, l’“assistenza” e l’“organizzazione sanitaria”, l’“organizzazione scolastica”con la definizione dei programmi di interesse della Regione, la “polizia amministrativa regionale e locale”.
Se vince il noLa riforma varata dall’Ulivo nel 2001 ha modificato sensibilmente l’art. 117 della Costituzione del 1948. Dopo aver elencato le materie di potestà legislativa esclusiva dello Stato e quelle oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni, stabilisce che spetta alle Regioni la potestà legislativa (esclusiva) in riferimento a ogni altra materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato. La Riforma dell’Ulivo precisa che tra i limiti della potestà legislativa di Stato e Regioni, oltre al rispetto della Costituzione e ai vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea, vi sono anche “gli obblighi internazionali”.
FEDERALISMO FISCALE
Se vince il sì
La riforma della Cdl ha confermato il “federalismo fiscale” varato dall’Ulivo. Ma ha aggiunto l’obbligo che entro 3 anni dalla data di entrata in vigore della legge di riforma costituzionale sia attuato. Ha, inoltre, fissato dei limiti per cui in nessun caso l’attribuzione dell’autonomia impositiva alle Regioni, alle Province, alle Città metropolitane e ai Comuni può determinare un incremento della pressione fiscale complessiva. Inoltre ha aggiunto la specificazione che “il riconoscimento” del principio di sussidiarietà (secondo il quale le formazioni sociali più grandi possono intervenire a sostegno delle più piccole quando, e solo se, queste non hanno risorse e mezzi risorse sufficienti per far fronte alle loro necessità), già introdotto con la riforma dell’Ulivo, deve essere favorito “anche attraverso misure fiscali”.
Se vince il noGià la riforma dell’Ulivo ha introdotto nel nostro ordinamento il principio di“federalismo fiscale” per cui i Comuni, le Province, e le Città metropolitane oltre alle Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.
La riforma dell’Ulivo ha inoltre affermato il principio – poi confermato e precisato dalla Cdl – secondo il quale “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni, favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà” (vedi sopra).
CORTE COSTITUZIONALE
Se vince il sì
Aumentano i giudici di nomina parlamentare. La Consulta sarà composta da 15 giudici: 4 nominati dal capo dello Stato, 4 dalle supreme magistrature, ordinaria e amministrative, 3 dalla Camera dei deputati e 4 dal Senato federale integrato dai governatori.
Se vince il no
Il numero di giudici di nomina parlamentare rimane invariato. Pertanto, la Consulta sarà composta sempre da 15 giudici, ma così distribuiti: 5 nominati dal Capo dello Stato, 5 dalle supreme magistrature e 5 dal Parlamento in seduta comune.
NOVITA’ DELLA RIFORMA DELLA CDL:
INTERESSE NAZIONALE
Con la riforma della Cdl, per fare da contraltare al generalizzato trasferimento di competenze esclusive dallo Stato alle Regioni (c.d. devoluzione), viene re-introdotto, dopo che era stato espunto a seguito della riforma del Titolo V del 2001, il concetto di “interesse nazionale”, ma ne viene disciplinato il meccanismo di salvaguardia: il Governo, se ritiene che una legge regionale pregiudica, appunto, l’interesse nazionale della Repubblica, invita la Regione a rimuovere le disposizioni in contrasto con esso. Se entro 15 giorni il Consiglio regionale non ottempera, il governo entro altri 15 giorni sottopone la questione al Parlamento in seduta comune che, con maggioranza assoluta, può annullare la legge. Il Presidente della Repubblica entro i successivi 10 giorni, emana il decreto di annullamento.
Si prevede che lo Stato possa sostituirsi alle Regioni, alle Città metropolitane, alle Province e ai Comuni, in caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o comunitari, oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica ovvero quando lo richiedano la tutela dell’unità giuridica o economica o i livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali.
AUTORITA’ INDIPENDENTI
Viene introdotto l’art. 98 bis che prevede (ciò che nei fatti già avviene) l’istituzione delle Autorità indipendenti “per lo svolgimento di attività di garanzia o di vigilanza in materia di diritti di libertà garantiti dalla Costituzione e su materie di competenza dello Stato”. La nomina dei presidenti spetta al Presidente della Repubblica, sentiti i presidenti delle 2 camere.
ENTRATA IN VIGORE
Se la rifoma verrà approvata a seguito del referendum confermativo, una parte della riforma entrerà in vigore subito dopo il referendum: eleggibilità e immunità dei parlamentari, età per il Quirinale, Authority, federalismo, interesse nazionale. Una seconda andrà in vigore dal 2011: Senato federale, iter delle leggi, nuovi poteri del capo dello Stato, premierato. Un’ultima parte ancora più tardi, nel 2016: riduzione del numero dei parlamentari, età per essere eletti alla Camera, contestualità tra elezione del Senato federale e dei consigli regionali.

Giugno 2006 – Situazione politica

Le elezioni regionali sono passate. Rita Borsellino non ce l’ha fatta, ma il sogno non è finito. Il risultato ottenuto dalla sua candidatura è, comunque, positivo, e si è ridotto il margine di svantaggio rispetto alle elezioni regionali precedenti (ne parliamo più diffusamente nell’articolo che segue).È vero che il Presidente Cuffaro era appoggiato da un numero maggiore di liste e il voto disgiunto ha favorito maggiormente la candidata Borsellino (seppur in misura minore rispetto a quanto, forse, ci si attendeva), ma l’assenza di candidati di spicco nelle liste del centro-sinistra ha forse fatto la differenza. Tra due settimane (il 25 e il 26 giugno) saremo di nuovo chiamati alle urne per esprimere il nostro giudizio sulla riforma della Parte II della Costituzione varata dalla maggioranza di centro-destra nella scorsa legislatura (le novità e le conseguenze del voto sono ampiamente descritte nell’apposito articolo su questo numero). Al di là di ogni giudizio di merito sulla riforma, è assolutamente da stigmatizzare il comportamento della ex maggioranza di centro-destra che ha portato alle estreme conseguenze, con la modifica di ben 53 articoli, il pericoloso precedente creato nell’antecedente legislatura dal centro-sinistra mediante l’approvazione (anche lì con i soli voti della maggioranza) della riforma del Titolo V della carta costituzionale riguardante le Regioni e le autonomie locali. Conseguenza, tutto ciò, oltre che dell’esistenza di una classe politica che non sa più far Politica, di un sistema elettorale di tipo bipolare che permette alla coalizione che, di volta in volta, vince le elezioni, di avere i numeri in Parlamento per poter apportare le modifiche costituzionali anche da sola. Un sistema elettorale che avrebbe dovuto seguire, e non anticipare, le attese riforme costituzionali e, come queste, essere condiviso da una maggioranza ben più ampia dei singoli schieramenti.La riforma costituzionale approvata dalla CdL prevede il passaggio da una Repubblica Parlamentare ad una di tipo Federale, con una generalizzazione delle materie in cui le Regioni hanno competenza esclusiva, lasciando allo Stato poche materie espressamente indicate nel nuovo art. 117; c’è un rafforzamento dei poteri del Premier (al limite dello sbilanciamento) fino al punto di poter sciogliere le Camere; il Senato della Repubblica diventa Senato Federale della Repubblica, avrà competenze diverse dalla Camera dei Deputati e verrà eletta in concomitanza con le elezioni regionali (con il rischio di avere maggioranze diverse tra Camera e Senato) con il voto di chi ha compiuto i 18 anni; le leggi verranno approvate col voto di una sola camera, quella competente per materia; cresce la componente politica della Corte Costituzionale (da 5 a 7 giudici) mentre si riduce la componente eletta dalla magistratura; si riduce il numero dei parlamentari (ma solo a partire dal 2016). Questi sono solo alcuni accenni alle novità più rilevanti della Riforma. Un gruppo di giovani giuristi locali sta lavorando per organizzare un incontro pubblico durante il quale verranno spiegate più diffusamente ai cittadini interessati le modifiche alla Costituzione. Per tornare alla politica locale: è arrivata l’estate! Bella scoperta…
No, non è solo un dato meteorologico. L’estate, come ormai accade troppo spesso, ci ricorda che non c’è ancora un bilancio comunale approvato.
La Giunta non ha ancora presentato lo schema di bilancio preventivo per l’approvazione da parte del Consiglio Comunale. Il termine è già scaduto. Si attende forse l’arrivo del commissario ad acta che tolga, apparentemente, dall’imbarazzo di dover approvare un bilancio di cui nessuno vuole la paternità? 
Si sa come lo stesso bilancio sia già stato redatto dall’Assessore Spina e consegnato al Sindaco da diverso tempo.
Lo stesso Assessore ha ribadito per iscritto al Sindaco di aver portato a termine il suo compito. Cosa si aspetta allora? Se il bilancio non è condiviso dal Sindaco, la conseguenza dovrebbe essere la revoca della delega all’Assessore. D’altro canto, se l’Assessore ritiene di aver adempiuto il suo compito, in linea con le direttive del Sindaco, ma la sua opera non è tenuta in considerazione, la conseguenza logica sarebbe rimettere la delega.
C’è chi ipotizza la sciagurata previsione del dissesto finanziario, con la conseguenza che gli unici pagamenti garantiti sarebbero quelli dei dipendenti. Gli altri? Dovranno attendere! Con buona pace anche dei carristi!
Per concludere, stanno per scadere i termini per la presentazione di osservazioni al progetto di Piano Regolatore Generale. Il Movimento Rinnovamento e Partecipazione ne ha presentate alcune che vi saranno rese note, nel testo originale protocollato, con un numero speciale interamente dedicato al PRG che uscirà nelle prossime settimane.