martedì 21 marzo 2006

Carnevale 2006

CARNEVALE DI ACQUEDOLCI 2006Il Carnevale per Acquedolci è un momento troppo importante sia per poter essere snobbato che maltrattato da chicchessia.
Quello del 2006 (la 39edizione?!) è stata sicuramente la più sofferta che si possa ricordare. Nemmeno i più ottimisti osavano sperare che i carristi (sempre più giovani) e la nuova Associazione, con l’importante contributo dell’Amministrazione e l’opera convinta e convincente dell’assessore al ramo e del vice presidente del C.C. (Consiglio Comunale), riuscissero in così poco tempo a realizzare addirittura dieci carri (di cui sette “mini”) per le due sfilate di febbraio. Ad Acquedolci, però, si continua a voler fare i dilettanti: non parliamo certo delle sfilate in se stesse e dei carri, ma dell’organizzazione e della gestione complessiva del Carnevale, che è una cosa seria, e del suo spirito ancora una volta tradito. Non vogliamo entrare nel merito di beghe, contrapposizioni e discussioni che si ripetono annualmente, dei ritardi, delle richieste, di soldi e altro, ma poiché riteniamo che i fatti di quest’anno siano oltremodo incresciosi, senza giudicare nessuno vogliamo dire la nostra, affinché il Carnevale non sia trasformato in siparietto o peggio in spettacolo da saloon western o di wrestling.
COSA NON SERVE:
Un Carnevale politicizzato: si deve fare di tutto per non dividere, escludere, scegliere. Il Carnevale non può essere di un solo colore (il proprio); se vogliamo che si parli del nostro Carnevale (e non per fatti di cronaca) e che sia un’occasione di crescita anche turistica ed economica, occorre lasciare da parte ogni appartenenza e preconcetto emarginatorio, altrimenti si organizzi un palio. Il coivolgimento delle associazioni deve essere generalizzato e richiesto a tempo debito. Non si possono colpevolizzare le associazioni che, ad un mese dal carnevale, si rifiutano di impegnarsi in un’organizzazione così complessa che richiede diversi mesi per essere fatta bene. A ciascuna, comunque, può e deve essere chiesto un contributo secondo il suo specifico e la sua esperienza, non pretendere di impelagarsi in ambiti ad essa estranei.
  • Non serve fare sfilare i carri lungo un percorso come se fosse una processione senza orari né programma; chi viene da fuori paese (30.000, 5000 o 100.000 che siano) si disorienta e non può organizzarsi in nessun modo. A che serve pubblicizzare orari di inizio, se poi non vengono rispettati? Quanti spettatori sono riusciti a vedere tutte le coreografie dei gruppi?
  • Non serve la musica assordante dei carri (a dire il vero in questa edizione a volte brutta e inadatta) contribuisce a stordire le persone che devono rimanere per una giornata vicine alle mega casse delle amplificazioni.
  • Non servono altri soldi; serve gestire meglio quello che si ha a disposizione.
  • Non servono fiumi di alcolici: l’età dei carristi è bassa e la gioventù è già euforica senza ulteriori aiuti; il problema è grave e non va sottovalutato.
  • Non serve assistere a spettacoli degradanti come quelli dell’ultimo martedì grasso: Carnevale è divertimento, spensieratezza e gioco, forse competizione e sana rivalità, non certo rivalsa, sopraffazione e trasgressione a tutti i costi. Chi viene da fuori paese ed assiste a tutto questo non torna l’anno successivo e i nostri stessi concittadini prima non partecipano e poi si allontanano. 
SERVE O PUÒ SERVIRE
LUNGIMIRANZA: il Comune e l’Amministrazione dovrebbero stilare con il contributo di tutti un regolamento dettagliato che salvaguardi loro stessi, i ragazzi, la comunità, gli esercizi commerciali, il Carnevale.
  • Inserire nel bilancio comunale una voce riguardante il Carnevale dell’anno successivo (una anticipazione congrua) per permettere ai carristi di iniziare serenamente i lavori già ad ottobre.
  • Espletare per tempo una gara per le forniture dei materiali necessari per i carri, per assicurare prezzi competitivi ed equi, pagamenti veloci e certi e sgravare i carristi e l’associazione organizzatrice da “equilibrismi contabili.
  • Il Carnevale è per i ragazzi di Acquedolci una grande festa e tale deve rimanere; può però diventare anche una importante occasione di crescita personale, attraverso l’assunzione di responsabilità, e di formazione lavorativa (lo è già tuttora, ma non sappiamo quanto consapevolmente): il tutto fatto seriamente, ma giocando.
  • Valorizzare di più delle manifestazioni collegate che diano continuità e completezza al Carnevale, simili a quelle di questa edizione, come le feste organizzate per i bambini e i ragazzi dalla Società Operaia e dall’Oratorio Murialdo (quest’ultima, riuscitissima per il coinvolgimento di gruppi mascherati e famiglie, non ha “meritato” neanche una menzione nella serata finale).
  • Garantire la filodiffusione lungo tutto il percorso della sfilata, accordandosi con tutti i carri per le musiche per animare con continuità e senza imbarazzanti silenzi la festa anche lontano dei carri, eliminando al contempo l’inquinamento acustico e la corsa a chi ha l’impianto migliore; ciò permetterebbe di organizzare lungo il percorso spazi appositi per le coreografie dei carri, per la sosta dei visitatori e per spettacoli di contorno (con il coinvolgimento attivo dei commercianti); i costi possono essere equivalenti a quello necessario per le attuali amplificazioni, ma con risultati neanche paragonabili.
  • Invitare un testimonial per la giornata conclusiva o per la festa finale (concerto?).
  • Coinvolgere tutto il comprensorio invitando le scuole dei paesi vicini per la festa dei bambini e coinvolgendo gli Enti ed i Comuni limitrofi (sembra che progetti di questo tipo siano in cantiere per la prossima edizione) affinché il nostro Carnevale diventi quello dei Nebrodi, captando finanziamenti che sgravino il nostro Comune e magari garantendo la presenza dei nostri carri per una ulteriore giornata in un altro Comune.
  • Evitare di consegnare targhe e premi a tutti: più se ne consegnano più grave diventa una dimenticanza (e qualcuna c’è stata… voluta?); peraltro la consegna può essere fatta in forma personale e privata e limitarsi ai soli ringraziamenti pubblici.
  • Per i carri e i carristi occorre invece istituire un premio per il comportamento tenuto per tutto il Carnevale.
  • Ulteriori premi (non in denaro) andrebbero assegnati per la migliore organizzazione, migliore festa, migliore coreografia, migliori effetti… evitando le sterili, contestate e contestabili classifiche.
Si continua a dire che il nostro è il più bel carnevale della provincia.
Sarà pur vero, ma in altri posti non assistiamo a rivalità, incidenti e politicizzazioni. La bellezza di un carnevale non dipende solo dalla fattura dei carri!
Altri crescono… noi qualche passo indietro l’abbiamo fatto! Abbiamo voluto per la prima volta parlare del nostro Carnevale perchè non farlo e in termini chiari e decisi sarebbe stato una colpa. Non abbiamo timore di risultare impopolari per giudizi espressi perché intendiamo condannare pubblicamente certi comportamenti sempre più consolidati per i quali proviamo sdegno e imbarazzo. Non abbiamo interessi se non per la nostra comunità e il nostro comune. Abbiamo scelto di intervenire in questa materia anche per dare il nostro contributo di idee e proposte con la speranza che qualcuno le faccia sue e le concretizzi.