mercoledì 4 giugno 2003

Nove associazioni si mobilitano ad Acquedolci

Caserma dei carabinieri, parte la raccolta di firme
Su iniziativa del «Movimento rinnovamento e partecipazione» nove associazioni acquedolcesi (Agesci, associazione culturale Mediterraneo, Anspi, associazione culturale Orfeo, Confraternita S. Benedetto il Moro, gruppi parrocchiali, Pio sodalizio S. Giuseppe, Pro loco acquedolcese), si sono riuniti presso la saletta parrocchiale di padre Salvatore Gagliani per discutere nuovamente sull’importante ritorno della caserma dei carabinieri ad Acquedolci. «Dopo un’attenta e interessante discussione – è stato scritto – si è pensato di iniziare una raccolta di firme tra i cittadini di Acquedolci, da inviare a chi di competenza». In effetti il foglio raccolta-firme, che si trova in diversi punti vendita di Acquedolci (addirittura uno in farmacia), è stato già messo in circolazione per rendere più celere la compilazione della petizione dove vi è scritto: «Sono trascorsi 170 giorni dal ripiegamento della caserma dei carabinieri a S. Agata Militello.
Facendo seguito alla missiva del 10 febbraio, in cui tutte le associazioni di Acquedolci chiedevano in modo ufficiale spiegazioni e urgenti provvedimenti affinché si potesse riavere la caserma in paese, non avendo a tutt’oggi ricevuto risposte, per iniziativa delle stesse, i cittadini chiedono, nel più breve tempo possibile, il ritorno stabile dei carabinieri ad Acquedolci (al momento nel centro funziona per giorni prefissati, una stazione mobile, anche se bisogna dire che sia i carabinieri di Acquedolci, che hanno i propri uffici a S. Agata Militello e quelli della compagnia di S. Stefano Camastra fanno regolarmente servizio giornaliero esterno per le vie cittadine».
Intanto le tanto attese residue speranze di riavere gli uffici della caserma nello stesso posto della centralissima via Ricca Salerno, dove prima erano ubicati (lo stabile aveva bisogno di essere ristrutturato), sono definitivamente tramontate, poiché il proprietario dell’ex caserma, che ha ospitato i militari per oltre 30 anni, ha venduto l’immobile a un privato, sebbene, a quanto sembra, lo stesso proprietario aveva risposto (insieme a un altro locatario) a un avviso pubblico emanato dall’amministrazione comunale, che cercava persone disposte a vendere la loro abitazione per rendere ancora più celere il ritorno dei carabinieri nel centro, visto che si rendeva difficile trovare una soluzione tramite l’affitto di uno stabile. L’altro titolare dell’immobile che ha dato la sua disponibilità per vendere il suo locale da adibire a caserma, ci ha riferito che già il suo stabile è stato oggetto di sopralluogo da parte dei militari dell’Arma e che già si è premurato a inoltrare relazione tecnica redatta da un architetto del luogo.
Nelle more che si definisca il problema, ora le associazioni acquedolcesi hanno deliberato, come detto, per una raccolta di firme pro caserma.
Nino Manera(Gazzetta del sud di mercoledì 04/06/2003)