sabato 19 ottobre 2002

Obiettivi programmatici del Movimento

Movimento Rinnovamento e Partecipazionemo.rinnovaepartecipa@katamail.com
Acquedolci 19 ottobre 2002
Ad una settimana dalla nostra costituzione ufficiale, abbiamo ricevuto, unitamente ad attestati di stima ed auguri, anche parecchie richieste di chiarimenti in merito agli obiettivi programmatici ed alla finalità sociale e politica del Movimento.Innanzitutto è opportuno sottolineare ancora una volta il perché abbiamo sentito l’esigenza di creare una forma di aggregazione diversa dalle solite (almeno in ambito locale), lontana dalle consolidate logiche di aggregazione in atto e lontana da condizionamenti di partito.La risposta rischia di essere scontata e troppo accademica, ma specchio fedele dello stato d’animo di chi non vuole più essere solo oggetto del desiderio elettorale di pochi. L’esigenza di sentirsi parte attiva della vita politica locale e compartecipe nelle decisioni importanti si è fatta sempre più evidente già dall’ultima campagna elettorale, quando nello scetticismo quasi totale, abbiamo tentato di scardinare il “sistema” con forme di dialogo democratico più o meno inusuali per la nostra comunità.
A nostro parere la politica ufficiale sembra essere troppo ancorata alla logica del “palazzo” e distante dalle effettive esigenze sociali.
È necessario ridurre la distanza tra la sfera politica, divenuta troppo privata (o privatizzata) e la sfera sociale.
Bisogna aprire la politica al cittadino che intende restare tale, che dedica alla politica solo una frazione del suo tempo libero, che resta innanzitutto un componente della società ed in quanto tale intende concorrere alla decisione politica, che solo in questo modo torna ad essere pubblica.È chiaro che gli obiettivi e le finalità del Movimento vanno ricercate, altresì, nella capacità di tradurre in concreto il risultato del dibattito quotidiano che non può, non deve e non vuole rimanere fine a se stesso.
La nostra è un’esperienza che nasce autonomamente, che si ripropone in tempi non sospetti, lontana da tornate elettorali (alle quali di certo non si sottrarrà) e che si spera possa contribuire attivamente e concretamente alla dialettica politica locale.
Riportiamo di seguito un brano di Francesco “Pancho” Pardi tratto da “MicroMega – Non perdiamoci di vista” (supplemento al n° 3/2002 di MicroMega) nel quale vengono esposte concetti indicativi del nuovo modo di intendere la dialettica politica:
Nelle realtà locali, nei quartieri, nei rioni il potere decisionale dei partiti potrà essere ridimensionato dalla capacità, se e dove ci sarà, di far crescere esperienze di democrazia dal basso. Ce ne sono già molte, ma hanno bisogno di conoscersi e di aiutarsi reciprocamente. La pratica di partecipazione e deliberazione dovrebbe essere allargata dai nuclei territoriali in cui è divenuta abituale a realtà più differenziate e più vaste.
Non è compito facile perché cozza contro un’antica abitudine alla delega: il cittadino si riserva la cura del proprio particolare e lascia ciò che esula da quello nelle mani altrui. Una deprivazione volontaria ma inconsapevole, una rinuncia al diritto delle responsabilità personale sul destino comune.
Del resto la partecipazione senza effettiva possibilità di deliberare ha poco fascino: essere consultati senza poter influire sulla decisione non incoraggia a partecipare. Ma se si riesce a partecipare la facoltà deliberativa la partecipazione può far riscoprire alle forze attive il gusto della presa di responsabilità. Sul piano delle iniziative locali e del loro intreccio si intesse il colloquio tra i tanti soggetti presenti: l’associazionismo tradizionale, le grandi aggregazioni recenti (…), i nuovi movimenti.
Qui si sperimenta nella pratica quotidiana il confronto con la globalizzazione, qui si possono mettere alla prova i nuovi modi di fare politica: un’espressione che gira nelle teste di tutti, di cui ognuno dà la sua libera versione, e da cui aspettiamo qualche guizzo di invenzione.
(…)
le pretese della nuova opinione pubblica sono aumentate.
Non ci accontentiamo più di essere solo ascoltati. Vogliamo contare anche nelle grandi cose. Nello scontro politico attuale ci sono argomenti su cui non vogliamo delegare (…). (…) deve pesare anche il parere dei nuovi movimenti. E ciò non significa affatto selezionare qualche individuo e invitarlo a un tavolo. Significa invece che la classe dirigente deve riconoscere che i nuovi movimenti esprimono opinioni indipendenti ed autonome (…).
Il coordinamento